L’unione fa il bene, proprio come l’alimentazione per i bambini.
Quando due realtà italiane molto note in Kenya per i loro progetti di solidarietà mai fini a sé stessi si mettono insieme e collaborano, nascono ottime prospettive per la popolazione locale.
E’ quello che è accaduto tra Gandini e Langobaya, 70 km nell’entroterra di Malindi sulla strada per il Parco Nazionale dello Tsavo.
La Gandini Primary School non poteva essere più fortunata nell’avere un partner come Watoto Kenya Onlus.
Dopo diversi interventi di sviluppo e supporto, come la connessione all’acquedotto che ha consentito alla scuola di avere l’acqua, l’integrazione del personale docente dell’asilo con la presa in organico a carico di WKO di un ulteriore insegnante qualificato, la realizzazione dell’arredo delle classi della scuola con banchi e sedie, il supporto di materiale didattico e per l’insegnamento, quest’anno ci sono state altre bellissime e importanti novità.
Ma bisognava pensare anche all’alimentazione.
I datidimostrano che nelle scuole dove viene distribuito regolarmente un pasto, si registrano il 28% in più di iscrizioni e si combatte l’abbandono scolastico, con un incremento della frequenza del 5% per i ragazzi e del 10 % per le ragazze (anche se per svariati motivi il tasso di abbandono scolastico da parte delle ragazze rimane alto).
Il primo accordo di partenariato fra Wateoto Kenya Onlus e la NGO Karibuni prevede che il pasto caldo agli alunni della Gandini Primary sia fornito da quest’ultima, che con le sue fattorie situate a Langobaya, pochi chilometri da Gandini, produce l’intero menu scolastico ed è il fornitore esclusivo per il feeding program promosso da Watoto Kenya.
I presidenti delle due associazioni, Mariangela Alterini e Gianfranco Ranieri, entrambi manager aziendali, hanno voluto realizzare un modello di aiuto basato sulla collaborazione e la partnership, diversamente dal consueto modo di agiretroppo spesso individualista diffuso fra le associazioni italiane, seppur sempre all’insegna di generosislanci e buoni propositi.
Grazie a Watoto Kenya ora 500 alunni,tra asilo e scuola primaria, usufruiscono adesso di un pasto caldo tutti i giorni, mentre per i 150 più piccoli dell’asilo è prevista anchela colazione della mattina.
Una giusta e regolare alimentazione non è solo indispensabile per la salutedei bambini, ma è soprattutto indispensabile per l’apprendimento. L’aumento della frequenza scolastica ha ovviamente effetti positivi anche sul miglioramento dei risultati scolastici. Il direttore della scuola di Gandini ha affermato che “ nonostante l’area sia stata colpita da una severa siccità, dalla carestia e dalla fame, il programma alimentare ha avuto un impatto visibile per quanto riguarda le assenze degli alunni”, aggiungendo che “le insegnanti hanno riportato un incremento nella concentrazione degli alunni durante le lezioni e una maggiore partecipazione sia alle materie curricolari che non.”
È stato calcolato che a seguito dell’introduzione del programma alimentare c’è stato un incremento delle iscrizioni del 29% e i risultati scolastici sono migliorati del 22%.
Questo è l’esempio di come sarebbe importante “fare rete” e ampliare l’impatto degli interventi, mettendo a fattor comune le peculiarità di ciascuna non profit in progetti comuni che consentano di creare maggior valore complessivo per i beneficiari e che danno al tempo stesso un valore diverso all’agire delle organizzazioni italiane attive nella zona di Malindi. Questa è davvero una significativa novità che è doveroso segnalare.
Tutta la strategia progettuale di Watoto Kenya è oggi basata esclusivamente sulle partnership, con soggetti pubblici e privati, internazionali o locali.
La nuova governance non crede nelle politiche di solo giving.
Chi è parte di un progetto, anche se beneficiario, deve metterci qualcosa, ovviamente secondo le sue possibilità.
Non carità, ma partenariato, come indicano gli obiettivi 2030 dell’ONU.
Per esempio, l’accordo con la scuola pubblica Gandini prevede che WKO provveda al cibo, che però deve essere cucinato a turno dai genitori dei bambini beneficiari, che contribuiscono anche portando la legna per cuocerlo, mentre la scuola provvede all’olio, al sale e all’acqua. Tutta quella comunità viene quindi coinvolta e partecipa attivamente dando qualcosa al progetto, in base ad un accordo formale di cui tutti (la scuola, le famiglie, i fornitori) sono parti e responsabili del buon esito.